Anna e Boemondo

Anna Comnena (1083-1153), figlia dell’imperatore bizantino Alessio I, fu una donna di straordinaria cultura: scrittrice e storica, ci ha lasciato un’opera memorabile, L’Alessiade, nella quale racconta la vita e le opere di suo padre e delle tumultuose vicende del quale fu protagonista. La principessa ebbe modo di conoscere direttamente Boemondo d’Altavilla a Costantinopoli in occasione del suo passaggio nella città durante la Prima Crociata. La descrizione fisica, qui riproposta, che ne dà nella sua opera lascia trasparire l’ammirazione nonché l’infatuazione che, appena quindicenne, provò per il grande condottiero normanno. Tale ammirazione confliggeva con l’astio che al tempo stesso provava nei confronti di quell’uomo e di quel popolo, i Normanni, che, nonostante la nuova veste di crociati alleati di Bisanzio nella quale si presentavano nel 1097, rimanevano pur sempre acerrimi nemici del padre e della propria gente.

“Era un uomo tale, per dirla in breve, quale nessuno come lui fu visto nella terra dei Romani né barbaro né Greco; costituiva, infatti, stupore degli occhi al vederlo e sbigottimento a sentirne parlare…nella statura fisica era alto tanto da superare di quasi un cubito tutti gli uomini più alti, era stretto di ventre e di fianchi, largo di spalle, ampio di petto, forte di braccia, e in tutta la struttura del corpo non era né esile né corpulento, ma ottimamente proporzionato e, per così dire, conformato al canone di Policleto; vigoroso di mani e ben saldo sulle piante dei piedi, robusto nel collo e nelle spalle; …La carnagione, in tutto il resto del corpo, era bianchissima, ma il volto si arrossava col bianco; i suoi capelli tendevano al biondo,… Gli occhi azzurri esprimevano, nel contempo, coraggio e gravità. Il suo naso e le narici spiravano liberamente l’aria, che attraverso il petto assecondava le narici e attraverso le narici l’ampiezza del petto; …Si manifestava in quest’uomo un che di piacevole, che, però, era infranto dallo spirito spaventoso che promanava da tutte le parti; infatti l’uomo, in tutta la sua persona, era totalmente spietato e selvaggio, sia per la sua possanza che per il suo sguardo;..

(Alessiade, XIII, 10, 4-5. Trad. G. Agnello)

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